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Ricordati di santificare le feste


Non voglio santificare i giorni festivi perché sono la contabilità di quelli lavorativi e misurano le ore, i minuti ,i secondi .

Il sole , la luna solcano l'arco, perché nel riflesso li possa contemplare.Non programmo non taglio, non misuro, ma lodo i colori, la pace e l'ascolto notturno.
Il tempo tende a spiegare .... se lo sgualcisco , lui sa anche ripiegare.

Non voglio ricordare, preferisco dimenticare per il puro piacere di santigiocare.

APPUNTI --RIFLESSIONI--IPOTESI





martedì 25 dicembre 2018

ḪUMBABA e BES

TORO E LEONE



Enkidú e Gilgamesh


(…)Gli dèi si riuniscono e decidono la morte per Enkidu che, insieme a Gilgameš, ha ucciso due esseri divini: Ḫumbaba e il Toro Celeste. Enkidu quindi si ammala e muore. Gilgameš è disperato per la morte dell'amico e spaventato dalla presenza della "morte"; vagando per la steppa coperto di pelli, va alla ricerca di Utanapištim, l'unico sopravvissuto al Diluvio Universale a cui gli dèi hanno concesso la vita eterna.(..) 

LEONE E TORO

 Ḫubaba/leone 
 il Toro Celeste


ḪUMBABA
Humbaba o Hubaba o Huwawa o Khubaba è, nella cultura religiosa mesopotamica, il divino guardiano della Foresta dei Cedri, localizzata nella "Montagna che dà la vita". Per le popolazioni della Mesopotamia, il legno di cedro era un'importante risorsa. Nella versione dell'Epopea paleobabilonese di Gilgameš, tale luogo è anche sede degli dei[1]
Humbaba verrà ucciso dal re di Uruk, il divino Gilgameš, quando questi, accompagnato da Enkidu, sfida il guardiano aiutato dal dio Sole, Šamaš.
Humbaba, che muovendosi per la lussureggiante foresta provoca terremoti, è rappresentato con denti di drago e una faccia repellente fatta di viscere. Di lui si dice che emetta un urlo assordante come il diluvio e che indossi sette veli sacri che lo rendono quasi imbattibile.
Nell’Epopea di Gilgamesh, pur non essendo concretamente descritto, è indicato come un'entità potente e paurosa, dotata del potere di emanare vampe incandescenti: probabilmente questa caratteristica riflette la presenza in quel luogo e in quei tempi, di vulcani attivi
ḪUMBABA


ḪUMBABA        e               BES



Ḫumbaba
(...) soprannominato il Terribile , era un gigante mostruoso di età immemorabile cresciuto da Utu , il Sole. [1] Humbaba era il guardiano della Foresta di Cedri , dove vivevano gli dei, per volere del dio Enlil , che "assegnava [Humbaba] come un terrore per gli esseri umani." Gilgamesh sconfisse questo grande nemico. "(…) 
https://en.wikipedia.org/wiki/Humbaba
Bes
(…)Fin dal periodo arcaico erano venerati diversi demoni nani con il compito di scongiurare le sciagure, che potevano essere rappresentati coperti da pelli di leoni o ne portavano la coda e le orecchie.
Nel Medio Regno, Bes si era affermato in tutto l'Egitto come divinità protettrice da malocchio e dalle forze del male e dio della casa, come dio della musica, guaritore e protettore del sonno, della fertilità e del matrimonio, ed era raffigurato con le sue smorfie e linguacce su moltissimi oggetti di uso domestico, dai vasi per cosmetici alle testiere dei letti. (...)
 https://it.wikipedia.org/wiki/Bes_(divinità)


ḪUMBABA        e               BES


stessa postura

LA PORTA MAGICA O ALCHEMICA Di Piazza Vittorio a Roma

GUARDIANI/PROTETTORI 


STELE DI HORUS  e BES
e con
 due serpenti in mano


Stele di Horus sopra i coccodrilli  di tarda età
e
Stele in calcare con il dio Bes di tarda età tolemaica dal museo Barracco di Roma (foto Gianfranco Grendene)  

Yaksha

Yaksha ( sanscrito : यक्ष ; yakṣa ) è il nome di un'ampia classe di spiriti della natura, solitamente benevoli , che sono custodi dei tesorinaturali nascosti nella terra e nelle radici degli alberi .
Appaiono nella letteratura hindu , jain e buddista .
Nei testi hindu , jain e buddhisti , lo yakṣa ha una doppia personalità . Da un lato, uno yakṣa può essere una natura inoffensiva, una fata, associata a boschi e montagne ;
ma c'è anche una versione più oscura dello yakṣa , che è una specie di Ghost ( bhuta ) che infesta le lande selvagge, i morsi e i divoratori viaggiatori, simili ai rakṣasas .











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