Due figure divoratrici
AMMIT
Il mito[modifica | modifica wikitesto]
La Divoratrice assiste al rito della psicostasia insieme agli Dei del Tribunale di Osiride. Se il cuore del defunto pesa più della Piuma di Maat viene dato in pasto ad Ammit e la sua anima condannata all'oblio (non può cioè proseguire il suo viaggio nell'Aldilà, riabbracciare i suoi cari e godere delle gioie della vita ultraterrena).
HATHOR
Aspetti funerari del culto di Hathor[modifica | modifica wikitesto]
Il culto di Hathor assumeva connotazioni funerarie sulla riva occidentale del Nilo, dove era considerata protettrice della vasta necropoli di Tebe, con il titolo di Signora della necropoli[40]. Gli egizi credevano che la dea alleviasse le sofferenze dei morenti e accogliesse maternamente i defunti nell'aldilà (Duat) offrendo loro cibo, bevande e ristoro.
IL TEMPIO DI HATHOR
Aspetti sanguinari del mito Hathor[modifica | modifica wikitesto]
La natura essenzialmente benigna di Hathor la rese estremamente popolare[24], ma possedeva anche un lato distruttivo evidenziato da un mito sulla fine del dominio di Ra sulla terra, il dio, adirato con gli uomini che avevano cospirato contro di lui, inviò Hathor fra gli uomini, sotto forma di Sekhmet, per distruggerli. Nel mito, al termine della battaglia la sete di sangue della dea non era ancora domata e ciò la portò a intraprendere la distruzione dell'umanità intera. Per porre freno alla strage e salvare il genere umano, Ra tinse della birra con ocra rossa ed ematite perché sembrasse sangue. Scambiando la birra per sangue, Sekhmet si ubriacò e non portò a termine il massacro, ritornando da Ra ammansita - in alcune versioni, nelle sembianze di Hathor
HATHOR
Sekhmet e Hathor
Sekhmet e Hathor, qui identificate come figlie di Ra e per questo sormontate dal disco solare. Tempio di Kôm Ombo.
LEONE E TORO
Gilgamesh e Enkidú Sekhmet e Hathor
ASSE E POLARITA'
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PHANES
Phanes o Fanes, (in greco antico Φανης Phanês, "luce"), chiamato anche Protogonos ("il primo nato") e Erikepaios ("donatore di vita"), era una divinità primigenia della procreazione e dell'origine della vita nella cosmogonia orfica[1].
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Emerso agli albori dell'universo dall'uovo cosmico deposto da Chronos (il Tempo) e Ananke (la Necessità), quale principio primo ed unico, era ermafrodito e da esso si generò tutto, o si rigenerò tutto[2][3]
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Si rivelò al cosmo grazie alla splendore della luce che emanava (da cui deriva il suo nome) con le sembianze di un bel giovane, con quattro occhi, ermafrodito e dalle ali d'oro, sebbene normalmente si celasse agli dei stessi, invisibile o standosene ai limiti del creato. Talvolta, richiamando il mito orfico della generazione dell'uovo cosmico, veniva rappresentato avvolto da spire di serpente e con tre teste (ariete, leone e capro) o più di animali che emergevano dal suo busto[1].
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CON TRE TESTE
CAPRO/bovidae----LEONE/asse----ARIETE/bovidae
ipotesi
Gilgamesh
LEONE----TORO----LEONE
Enkidú e Gilgamesh
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SIMBOLO
Statuetta di offerente barbato, dall'acropoli di Susa, XII secolo a.C. (Parigi, Louvre).
https://it.wikipedia.org/wiki/Religioni_iraniche
https://it.wikipedia.org/wiki/Religioni_iraniche
e
Gilgamesh il re sumero della città di Uru
Gesù Cristo con l'agnello di Dio mostrato in un'immagine su un pannello di finestra di vetro macchiato medioevale del XVI secolo — Foto di lenschanger
SIMBOLO/SINTESI
Pisa - Particolare della Madonna col Bambino - Nino Pisano
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